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venerdì 5 febbraio 2016

Angelica riveduta e corretta - Il gattopardo raccontato dalle cameriere

Ora che è tornata da Firenze la chiamano “signorina Angelica”, se l'è dimenticato che prima di andarsi a chiudere nel collegio era rozza e incolta come il prezzemolo!  

Don Calogero, il padre, ci teneva troppo che la figlia andasse in quel collegio importante, nominato da tutti, per poter imparare le buone creanze ed essere degna di diventare una perfetta ragazza da marito.  Chissà quanto ha dovuto faticare l'istitutrice per trasformare sta specie di cantaro... 
Sicuramente, quando la vide, si mise le mani in testa, e chissà cosa ha dovuto escogitare per convincerla a mangiare seduta a tavola, e soprattutto a farle usare le posate che sconosceva.
Per scrollarsi di dosso la scomoda eredità di famiglia, il terribile “tanfo di beccume”che emanava il nonno della ragazza - Peppe merda -, l'istitutrice le insegnò a sdivacarsi litri di essenza di gardenia. Certo che la trasformazione è avvenuta, proprio come quella parola difficile che insegnano a scuola nelle lezioni di scienza, se non ricordo male “la metamorfosi”, che la ragazza ha imparato sulla propria pelle... a bacchettate dolorose e a sentirsi gridare che era un animale selvaggio. 
L'hanno lucidata per bene. La sua pelle, da ruvida e verdognola come un ramarro è diventata  bianca come l'avorio tagliato. Chissà che tipo di pomata le fecero usare, avrà sicuramente un ingrediente segreto.
E i capelli, tisi e neri come un giuittu, arrazzignati comu la spugnina per stricare le pignate, sono stati lucidati con il nero per le scarpe e magicamente raccolti e domati in due grosse trecce nere.
Quando parla, l'accento di  siciliana viddana che aveva prima non si sente quasi più, ogni tanto ancora in qualche parola arritrata che a Firenze non capivano il significato.
E non vi dico quando suona il pianoforte, io non ci capisco niente, ma appena la musica arriva nel giardino, i cani cominciano ad abbaiare come un coro di “cani di mannara”...come quando c'è il terremoto. E i gatti che vanno gironzolando senza meta, in un secondo si arrampicano fino ai tetti delle terrazze tanto velocemente da  rischiare in un sol colpo le loro sette vite...
Non parliamo dei vestiti che indossa la signorina, gonfi e infiocchettati come un “palluni franatu”, una mongolfiera, che quando cammina, si devono spostare tutti per farle spazio. Si è dovuta ispirare alla moda parigina, c'era abituata!
Lei è l'orgoglio del padre, che tirchio com'è si è sentito togliere tante gocce del suo sangue nel pagare il prestigioso collegio. 
Adesso Angelica ha raggiunto il suo scopo, può aspirare ad un matrimonio importante, di alto rango.
Chi sarà il fortunato?
 
Mariella Cirafici